viaggi per il mondo - by Santi Pane
UGANDA DA SCOPRIRE
L'incontro con i gorilla di montagna - Bwindi Impenetrable Forest
Sveglia alle prime luci dell'alba. Alle sei e mezza siamo già al meeting point, dove ferve un’intensa attività, con un via vai di gente, rangers del parco, guardie armate in tuta mimetica (siamo in Uganda, molto vicino al confine con il Congo, in zone che in questo ultimo periodo hanno registrato violenze e rapine nei confronti dei turisti), battitori con grossi machete infilati nel cinturone, portatori e, naturalmente, visitatori. Siamo ad una certa altitudine e la foresta è ancora avvolta da una fitta nebbiolina palpabile, che si diraderà gradualmente con i primi raggi del sole. Fa anche freddino, e ci viene offerto un tè caldo mentre assistiamo al rituale briefing sulle regole da osservare durante il lungo percorso e l'incontro con i nostri antenati. Si formano i gruppi, rigorosamente di 8 persone, con una guida di riferimento, un ranger, due battitori e due guardie armate di kalashnikov AK 47 (di certo non per proteggerci dai gorilla!!!). Ci trasferiamo dunque a bordo di jeep percorrendo una impervia strada sterrata di terra rossa fangosa, che si snoda tra una vegetazione verdissima, sino all’ultimo punto utile da cui iniziare la estenuante scalata sui versanti della montagna. Siamo già oltre i 2000 metri di altezza, l'ambiente è molto umido, ma ci siamo attrezzati bene con un abbigliamento a "cipolla", con i diversi strati che finiranno presto nello zaino a tracolla non appena il sole alto avrà riscaldato l'ambiente. Tutto è avvolto in una magnifica foresta tropicale; i sentieri, man mano che avanziamo, si fanno molto più impervi e facciamo solo brevi soste, per riposarci e per ammirare lo spettacolo unico dell’ecoambiente in cui ci troviamo. Scorgiamo anche delle grosse impronte di elefanti che hanno affondato le zampe nei tratti più fangosi e che, come ci confermano, sono anch'essi presenti con diversi branchi sui vari versanti delle montagne circostanti. Il trekking è seriamente impegnativo, anche se non impossibile, non fosse altro per la durata. Il nostro, invero, non è stato dei più lunghi, ma impieghiamo due sudatissime ore e mezza per arrivare nel luogo dove le guide hanno segnalato una comunità di gorilla. Vivono infatti in gruppi familiari, più o meno numerosi, sotto la protezione di un capobranco maschio,, facilmente riconoscibile per la sua dimensione ed il colore argenteo della schiena (‘silverback’). Nell'ultima parte del percorso i sentieri battuti scompaiono del tutto e ci si dovrà fare strada a colpi di machete, tra il fogliame e la vegetazione foltissima, seguendo passo dopo passo gli esperti battitori. Poi, tutto ad un tratto, sentiamo un rumore di cespugli che si spezzano, seguito da un urlo terrificante! (ma è solo un urlo)… è il tanto atteso incontro con la comunità di gorilla che stazionano in quel versante (un gruppo familiare di 14 elementi) e. . . restiamo senza fiato! Il grosso silverback ci accoglie con un grugnito, sembra scru-tarci. Non non fiatiamo; poi, con una certa indifferenza, quasi a voler dare la sua approvazione per la nostra visita, si ritira velocemente tra il fitto fogliame, perdendolo di vista. Qua e là, sparsi nei dintorni, scorgiamo gli altri componenti del gruppo familiare, con i più piccoli che in lontananza saltano da un ramo all’altro di un albero. I gorilla non manifestano alcun segnale di aggressività, continuano a masticare foglie e piccoli frutti, permettendoci di avvicinarci sino a qualche metro di distanza.
Il Bwindi Impenetrable Forest National Park si trova nella parte più sud-occidentale dell' Uganda, a pochi chilometri dalla linea di confine con il Congo. Dichiarato 'riserva naturale' dalla Corona Britannica, a cui il paese era legato sino alla indipendenza ottenuta nel 1962, si distende su un'area di oltre 330 kmq, interamente ricoperta da giungla, foresta tropicale e da piccole montagne che costituiscono il rifugio dei gorilla, primati in via di estinzione e che qui sopravvivono in comuità sparse per circa 300 esemplari (stimati) nel complesso. L' altra grande comunità (poco più di 500 individui) sopravvive oggi nelle montagne dei Monti Virunga, nella vicina Repubblica Democratica del Congo e di cui tanto ha fatto parlare Dian Fossey, la zoologa statunitense che dedicò la sua vita allo studio dei gorilla e che fu tragicamente asssinata su queste montagne nel 1985. Quest'ultimo parco, oggi, è praticamente inaccessibile ai turisti, a causa dell'alto tasso di disordini politici e di violenze, anche a danno degli stessi turisti e rangers. Nella Bwindi Impenetrable Forest sono stanziali anche diverse specie di altri mammiferi, scimpanzè, farfalle ed uccelli (oltre 340 specie). Il Parco è discretamente attrezzato con campi e resort per ospitare i visitatori, a ridosso delle montagne. Passare una o due notti in uno di queste strutture è stata una esperienza indimenticabile. E' obbligatoria la vaccinazione contro la febbre gialla e altamente consigliabile la profilassi antimalarica.
In Uganda abbiamo trascorso poco meno di 2 settimane, cominciando dalla capitale Kampala dove atterriamo, dopo un ottimo volo notturno della Ethiopian con brevissimo scalo ad Addis Abeba, nel vicino aeroporto internazionale di Entebbe, a circa 35 km dalla capitale, tristemente noto per la vicenda del dirottamento nel giugno del 1976 di un volo Air France proveniente da Tel Aviv, conclusosi con il raid di liberazione messo in atto dalle forze speciali israeliane. Prendiamo possesso delle due grandi jeep Toyota Land Cruiser noleggiate dall’Italia (compresi i due autista-guida), ognuna capace di 7 comodi posti e dimostratesi, anche se un po’ datate, all’altezza del compito. Nella stessa mattinata dell’arrivo, ci trasferiamo verso la parte nord occidentale del paese, alle Murchison Falls, nel punto di congiunzione del Nilo Vittoria con le acque del Lake Albert, dal quale si forma poi il decorso del grande Nilo Bianco che attraverserà tutta l’Africa sub sahariana. Il percorso in auto è discretamente veloce, grazie al buon manto asfaltato; veniamo continuamente attratti dalle centinaia di piccoli insediamenti abitativi che sorgono come funghi ai margini della strada principale, tutti affollati di gente, di mercanzia, di frutta, di mezzi di trasporto improvvisati, di motorini e di donne e bambini dai vestiti coloratissimi: è l’Africa che ti aspetti! Arriviamo in serata nel nostro resort di Fort Murchison (in effetti è più un campo tendato con un curatissimo giardino) e subito a cena. L’inizio è promettente: ci viene servita una cena a lume di candela, con ottimo cibo, una zuppa alla crema di funghi delicatissima, l’immancabile pollo speziato ed uno squisito bollito di carne al pomodoro e … non manca il dessert! Sveglia all’alba. Ci aspetta un breve safari che si rivelerà un po’ deludente, anche se avvistiamo i leoni, e poi un salto per ammirare le straordinarie cascate. Ma la parte più interessante della giornata è sicuramente l’attraversamento del grande Nilo Vittoria a bordo di una chiatta motorizzata. Avete presente quel film con Bud Spencer (Banana Joe) dove lui guida un camion pieno di banane tra strade sterrate ed attraversamenti di fiumi? (anche se il film, in verità, è ambientato in Colombia). Provate ad immaginare questa grande chiatta che fa di continuo la spola tra una riva e l’altra del fiume, con tanta gente, autocarri e jeep di ogni cilindrata che attendono in fila il loro turno per salire a bordo! Anche questa è l’Africa d’oggi!
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La giornata si completa con un interessante 'Walk Safari' allo Ziwa Rhino Sanctuary. Accompganati da esperti rangers, apperendiamo tutto su questi straordinari animali in via di estinzione, difficilissimi da incontrare in tutte le parti dell'Africa. Un maschio di rinoceronte può pesare sino ad oltre 3 tonnellate e la loro nascita comporta una gestazione di 16 mesi. Si cibano esclusivamente di erba e, sebbene appaiono pacifici ed interessati solo a brucare (ci manteniamo sempre a debita distanza!), possono essere aggressivi, soprattutto le madri con i cuccioli o quando si sentono minacciati.
Nuova sveglia all’alba e subito pronti per il lunghissimo trasferimento verso la parte sud dell’Uganda, al grande parco Queen Elizabeth, a ridosso della linea equatoriale, vicino al confine con il Congo, e con allo sfondo le alte montagne dello Rwenzori. Il parco è costituito da una straordinaria varietà di habitat: savana, foresta tropicale, alberi di acacia e, soprattutto, i due grandi laghi di Edward e George, tra loro comunicanti attraverso un stretto canale. Qui è anche presente una vasta schiera di animali selvaggi e di specie volatili, tra cui meritano menzione gli insoliti leoni ‘arrampicatori’, cosi definiti perché vivono tra i rami degli alberi durante il riposo, pare per proteggersi dagli sciami delle fastidiose mosche. Iniziamo le attività del parco con lo “Chimpanzee Trekking”, una scarpinata di oltre 2 ore alla ricerca dei primati (sapevate che hanno in comune il 99% del DNA con la specie umana?). Il percorso, all’interno della umida foresta tropicale, è un preludio a quella che sarà l’esperienza centrale e più gratificante del nostro viaggio, l’incontro con i gorilla di montagna, di cui fatto cenno in apertura. Rimaniamo un po’ delusi, tanta scarpinata per poco: gli scimpanzè e le altre specie di scimmie si dimostrano alquanto restii a farsi vedere e fotografare, almeno in questa giornata nuvolosa. Ma ci rifacciamo ben presto con la crociera mozzafiato sul Kazinga Channel.
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KAZINGA CHANNEL ... esperienza memorabile di boat safari
Il Kazinga Channel è un canale lungo circa 32 km che collega i due laghi di Edward e di George. In Uganda, l'attrazione principale resta quella del trekking per visitare le numerose comunità di gorilla che stazionano nel parco di Bwindi, tra i versanti e le fitte foreste della rinomata "Impenetrable Forest". Ma lo spettacolo che si può ammirare durante un "safari in barca", a bordo di speciali battelli che percorrono il canale, è di quelli mozzafiato! Le rive del canale attirano infatti una gran quantità di animali selvatici dall'entroterra circostante (elefanti, bufali, centinaia di ippopotami) oltre ad una moltitudine di volatili... ed ai coccodrilli del Nilo, tutti insieme appassionatamente!
Uganda … scene di ordinarietà quotidianità
“Mama Africa” è il soprannome di Miriam Makeda, la più grande cantante africana di jazz e world music, divenuta il simbolo del riscatto africano dal regime dell’apartheid. Per me, l’espressione racchiude la raffigurazione di un mondo variegato e colorato, così lontano dal nostro, fatto di facce di bambini dagli occhioni neri che brillano sul bianco della grande cornea, di infanti che giocano scalzi per strada facendo rotolare un logoro copertone di automobile o che dondolano felici su improvvisate altalene che pendono dagli alberi. Un mondo dove le donne percorrono lunghissimi tratti a piedi trasportan- do sul capo con eleganza, equilibrio e leggiadria, i grandi bidoni colorati ricolmi di acqua o intere fasce di rami secchi per accendere il focolare… E’ l’Africa dei piccoli villaggi, dei grandi mercati dove la mercanzia viene stesa a terra, accanto ad una pentola dove bolle un intruglio che viene condiviso tra le venditrici, tra un vociare ed una confusione infernale; l’Africa dove sconnessi sentieri di terra rossa sono intralciati da mandrie e da buoi dalle larghe corna che trascinano carri rudimentali, buoi che ti guardano anch’essi negli occhi e che sembrano insensibili allo stridore del clacson che chiede di ‘fare largo’! Anche se forte dell’esperienza già vissuta in altri paesi dello stesso continente, con molti aspetti di similitudine, l’Uganda è riuscita lo stesso ad emozionarmi!
E’ l’Africa delle interminabili file di bambini, splendidi nelle loro divise scolastiche e con la camicia inamidata (e magari scalzi), che si avviano con il quadernetto in mano o lo zainetto verso la scuola rionale… L’Africa delle superstizioni, dei guaritori di villaggio, delle mammane improvvisate, dei sordidi bar dagli scaffali di legno consumato dove ti preparano un pasto ed una bevanda, dove la gente balla per strada ad ogni occasione utile!
"La vita non si misura dal numero dei respiri, ma dai luoghi che ci tolgono il respiro" (C. Rossella, giornalista editorialista)