viaggi per il mondo - by Santi Pane
ALGERIA . . . da scoprire!
L’Algeria si raggiunge in appena un’ora e mezza di volo dall’Italia, eppure sembra un paese così lontano e distante, non solo per le caratteristiche fisiche del suo territorio, i suoi paesaggi, le dune di sabbia, ma anche per la cultura e le tradizioni della sua gente. Per non parlare del tenore di vita che viene ancora oggi mantenuto nei tanti villaggi berberi disseminati a ridosso del grande Erg.
E’ un paese tutto da scoprire, dalla mediterranea capitale Algeri, fascinosa ed intrigante (dove è tangibile il lascito della occupazione coloniale francese durata per ben 130 anni sino all’indipendenza nel 1962), alle città della fascia nord orientale (Costantine, Setif) con i loro scorci mozzafiato, sino ai grandi siti archeologici della vecchia Numidia, dove le rovine di avamposti, fortezze ed intere città romane si svelano in tutta la loro maestosità. I siti di Timgad, Djemila, Tipaza appaiono impressionanti per la grandezza e stato di conservazione delle rovine, con tanto di archi, strade, colonnati, terme, mosaici, basiliche, decumani e cardi che poco hanno da inviare alla più nota Pompei. Sono resti di eccezionale valore storico-archeologico; restiamo pieni di stupore nel ritrovarci letteralmente da soli a visitare questi luoghi, godendo in tutta pace della vista di questi immensi tesori. L’Algeria è rimasta infatti sino ad ora poco accessibile al flusso del turismo; le autorità governative sembrano poco attente allo sviluppo e valorizzazione di questa importante risorsa economica, dal potenziale elevatissimo. La stessa laboriosa procedura per ottenre il visto di ingresso nel paese è un segnale evidente di questa limitazione: occorre presentare preventivamente il passaporto direttamente all’Ambasciata, compilare un modulo con ogni dettaglio sulla propria situazione lavorativa e familiare, allegare un’attestazione del lavoro svolto in Italia e della residenza e persino un estratto conto bancario! Come se non bastasse, occorre corredare il tutto con un “invitation”, rilasciato da un operatore o struttura ricettiva algerina. Il viaggio o tour in Algeria, inoltre, deve essere pianificato in anticipo e ci si sposta sempre, per precise disposizioni dell’autorità locale, scortati da mezzi di polizia. Nei giorni passati in territorio algerino ne abbiamo avuto a decine, con continue staffette tra di loro ad ogni cambio di distretto. Ci hanno seguito passo dopo passo, nei mercati e negli spostamenti, in giro per le città e nei luoghi da visitare, sempre con grande discrezione e gentilezza, anche se ci è sembrata una precauzione sinceramente non necessaria. E così con il nostro mezzo, preceduto dalla camionetta con gli agenti e somigliante talvolta ad un corteo presidenziale protetto, abbiamo percorso centinaia e centinaia di chilometri, costeggiato le dune del deserto ed attraversato villaggi berberi nell’area del sud. Ma tutto ciò non deve lasciar pensare ad un paese a rischio di attentati; ovunque ci siamo trovati in un clima di gentilezza e di ospitalità, nelle strade e nei souk e persino nelle case degli algerini dove siamo pure stati invitati per il pranzo!
Fascinosa, con i suoi viali di fine Ottocento ed i palazzi bianchi dell'architettura coloniale, Algeri si presenta come una città mediterranea, simile ad una donna il cui velo nasconde bellezze e scorci inaspettati. La immaginavo un po’ come una delle tanti capitali del mondo arabo, con i suoi ritmi ed i souk colorati; scopri invece una realtà completamente diversa.Adagiata lungo le dolci colline che si affacciano sull'ampia baia del suo porto, intrigante come la sua Casbah, Algeri è un po' francese ed un po' araba allo stesso tempo: gli edifici del suo centro storico, ispirati all'art déco, la rendono più simile ad una "ville" della Francia; i suoi archi arabi e le moschee con i minareti la ricollocano nel suo mondo islamico.Algeri ci appare oggi come una città tranquilla, pochissimo frequentata dai visitatori esterni, che probabilmente continuano ad inquadrarla in un contesto "allarmistico" che discende dal periodo degli attentati islamici degli anni novanta, oggi del tutto cessati.
Enigmatica, misteriosa, labirintica, decadente, pericolosa, tortuosa, a tratti sinistra, La Casbah di Algeri è l'immagine della città più islamica, fatta di stradine strette ed ombrose che si snodano lungo un tragitto ripido e tortuoso, con gran parte degli edifici in disfacimento. Dichiarata come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, è stata sino ad oggi avvolta nel mistero, come luogo di intrighi, furti e degrado evocati nella famosa pellicola 'La Battaglia di Algeri' del regista Gillo Pontecorvo.
Considerata - a torto - zona off limits per i visitatori, la casbah è stata per noi una esperienza tranquilla ed intrigante allo stesso tempo... e non ci siamo persi niente, dall'ingresso in fetidi edifici adibiti a laboratori artigianali, alle piccole moschee che passano quasi inosservate, alle minuscole botteghe che producono pane e profumatissimi dolciumi, al bere un "caffè espresso" nel più infimo dei bar di una nascosta stradina. La Casbah ospita gli edifici più vecchi della capitale algerina, palazzi e moschee accanto ad edifici degradati ed in rovina, per una minima parte dei quali sono state intraprese opere di restauro. Non si può comprendere e non ha senso visitare Algeri, senza passare ed immergersi nell'atmosfera misteriosa e decadente della sua Casbah
A pochi chilometri da Algeri, sorge Tipaza, un sito di vecchie rovine romane da non perdere, anch'esso compreso nel patrimonio Unesco. Il vecchio "Municipium"
si affaccia direttamente sulla costa, tra un mare blu intenso e soleggiate spiagge sabbiose, confermando la diceria che gli antichi romani sapevano scegliere sempre i posti migliori per edificare le loro colonie. I resti sono ben conservati e sono ben nvisibili
le strade, il cardo maximum, il foro, le terme, l'anfiteatro, il teatro, le basiliche ed i cimiteri.
Una visita merita pure, nel tragitto che collega Algeri a Tipaza, la Tombeau de la Chrétienne, un monumento a base cilindrica con quattro porte
(finte) ai vari punti cardinali ed una parte conica superiore. Non si tratta di una tomba cristiana, per quanto il nome lo lasci intuire, bensì di un mausoleo reale costruito dai sovrani della Mauretania, risalente al 1° sec. d.C.
Da Algeri ci spostiamo con un volo di prima mattina verso la parte orientale del paese, per la visita ai due grandi siti archeologici di Djémila e Timgad. Tappa obbligata a Costantine (a circa 430 chilometri dalla capitale), terza città per importanza dell’Algeria, anch’essa dominio romano e nota come la “città dai ponti sospesi”, per via dei tantissimi ponti che collegano tra loro le varie colline e massicci su cui si estende la città. Panorami mozzafiato, tra gole profonde e rupi che fanno da cornice all’esteso centro urbano. Ci intratteniamo solo mezza giornata, tra altissimi ponti sospesi sul dirupi e visita al mercato locale, tra le strette viuzze del souk, spizzicando melograni e noccioline tostate e salate (vera delizia del mercato), che sono disponibili ad ogni passo, pronti a passare dal piatto della bilancia su cui vengono meticolosamente pesate, al cono di carta e poi un salto ancora dentro la bocca.
La cittadina meriterebbe almeno un pernottamento, ma c’è poco tempo a disposizione e quindi di nuovo in strada raggiungere il sito di Djémila, antica colonia romana e patrimonio dell’ Unesco, riportata alla luce agli inizi del secolo scorso. La zona è montagnosa, il cielo si fa nuvoloso e minaccia pioggia, ma non ingrigisce la sorprendente vista di queste antiche rovine. E’ praticamente un’intera città romana quella che ci troviamo davanti, con tanto di foro, tempio, basilica, arco, cardini e decumano, le immancabili terme ed un bellissimo teatro. La città trovò il suo massimo splendore tra il III e IV secolo, epoca alla quale risalgono la maggior parte degli edifici e gli splendidi mosaici che ornavano le dimore dei nobili, gran parte dei quali si trovano oggi nell’imperdibile museo della vicina Setif, una cittadina moderna e con buone strutture ricettive, capitale dell’omonima provincia, dove trascorriamo la notte.
La grande area archeologica di Timgad (a circa 340 chilometri in line a d’aria ad est di Algeri, non distante dal confine con la Tunisia) merita veramente l’appellativo di “Pompei d’Oriente”. I resti danno una netta percezione di come doveva essere l’antica città romana, fondata nel I secolo d.C., inizialmente come colonia militare, ma ben presto estesasi a dismisura, divenendo un importante centro agricolo e commerciale ed il più grande insediamento romano costruito nel nord Africa. Impressionante per bellezza ed imponenza in grande arco di Traiano, che svetta sulle rovine alla fine di un lungo colonnato corinzio che delimita il cardo. La città cadde in declino a partire dal V secolo e venne definitivamente abbandonata dopo l’ultimo saccheggio, ad opera dei Berberi, nel VII secolo. Le sabbie del Sahara, che la ricoprirono per intero, hanno avuto la loro parte nella conservazione dell’antica città, riportata alla luce solo a seguito degli scavi intrapresi nel 1881. Oggi Timgad è iscritta nel Patrimonio mondiale tutelato dall’Unesco.
Terminiamo la visita di Timgad e proseguiamo verso sud. Incontriamo paesaggi mozzafiato, come quello offerto da Gorge de Ghoufi, una profonda gola attraversata da un torrente. tra alti massicci rocciosi che al tramonto assuono i colori dell'oro. Il fondo del canyon ospita una fitta vegetazione di palmizi, tipica delle oasi. Sui fianchi dell'alto costone roccioso sono disseminati invece i resti di vecchi insediamenti, di pietra e terra o scavati direttamente nella roccia, di origine berbera, oggi in massima parte disabitati.
Pernottiamo nella cittadina di Biskra, di primo mattino di nuovo in auto, destinazione Ouargla e Touggourt. Finalmente splende il sole, ma del resto siamo in pieno paesaggio desertico. Le alte dune di Ouargla ci accolgono con il paesaggio tipico che la visione del deserto ha nell'immaginario collettivo. La zona è piena di giacimenti petroliferi e ciò ha consentito la realizzazione di una lunga striscia di asfalto nera che serpeggia e spezza il giallo uniforme delle grandi dune, infinite all'orizzonte. Ouargla è l'unico centro abitato presente, una vera e propria capitale del deserto; il territorio circostante è disseminato di palme da dattero (importante risorsa oltre a quella petrolifera), che fioriscono grazie all'irrigazione con pozzi artesiani. Pranzo alla meglio in un locale del centro e di nuovo in strada per percorrere i 160 chilometri che ci separano dalla prossima metà, la cittadina di Touggourt.
La cittadina fu in passato un importante snodo per i commerci trans-sahariani ed è nota per essere stata il punto di partenza della prima spedizione motorizzata attraverso il deserto (anno 1922), voluta e condotta da André Citroen, il fondatore della casa automobilistica francese, con mezzi semi cingolati sino alla lontanissima Timbuctù. Foto immancabile allo storico monumento, nel centro cittadino, che ricorda con una stele l'impresa del grande imprenditore francese, con la descrizione delle rotte e delle distanze percorse.
Touggourt (630 km a sud di Algeri) è palme da dattero che si estendono a perdita d'occhio. Assolutamente da non perdere una visita al vicino paesino di Tamellhat (a 2 km) , interamente costruito con pietre, argilla e fango essiccato e straordinaria testimonianza di architettura berbera tramandata nel corso dei secoli. Il villaggio, sovrastato dal grande minareto, è in massima parte in rovina ed oggi abbandonato, dopo una violenta alluvione verificatasi nei primi anni '80
Touggourt e Tamellah
Trascorriamo gli ultimi 3 giorni nella valle dello M'Zab, lambita dalle sabbie del grande deserto, nel sud algerino, a circa 600 chilometri dalla capitale. Qui ci troviamo di fronte ad un' altra Algeria ed un mondo a sè: la regione non è propriamente una mèta turistica e mantiene proprie tradizionali culturali, etniche e religiose che sono frutto del lungo isolamento. Di origine berbera, gli abitanti hanno sviluppato una loro architettura ed appartengono alla corrente islamica degli Ibaditi, noti per l'approccio di grande tolleranza e di dialogo con le altre confessioni, ben al di là delle apparenze! Le donne sono estremamente riservate, indossano quasi tutte l'haik, la veste bianca che le copre dal capo ai piedi; quelle sposate, poi, coprono anche l'intero viso, lasciando appena scoperta l'apertura per uno solo dei due occhi!
E' una esperienza forte, nella quale rimaniamo coinvolti, passando giornate indimenticabili! L'accoglienza ed il calore che troviamo sono la conferma di come i visitatori stranieri siano ben accetti; riceviamo persino un inaspettato invito a pranzo a casa della guida locale, dove l'intera famiglia ci prepara uno dei migliori pranzi dell'intero tour algerino!
testi, foto e video by Santi