viaggi per il mondo - by Santi Pane
Il Kerala è una regione dell’India a sé stante. Con i suoi 600 chilometri di costa nella parte sud occidentale della penisola indiana che si affaccia sul Mar Arabico, è una striscia di terra disseminata da interminabili spiagge sabbiose incorniciate da palme e con una vasta rete di lagune e canali interni, navigabili per centinaia e centinaia di chilometri, conosciute con il nome di Backwaters, dove è imperdibile una crociera con almeno un pernottamento a bordo delle ripiche houseboata ( (Kettuwallam). Non è l’India del nord, con la maestosità dei suoi monumenti, le splendide e raffinate architetture delle antiche residenze dei maharaja, lo spiritualismo del Gange e dei luoghi sacri dell’Induismo, le imponenti fortezze risalenti all’epoca d’oro e le parate degli elefanti. Non aspettatevi di trovare le donne avvolte nei loro coloratissimi sari o gli uomini sikh con il turbante, la barba ed i capelli annodati, nè la straripante moltitudine di “umanità” che affolla le vie ed i mercati delle città del nord, tra vacche sacre che rovistano tra i cumuli di immondizia, derelitti che chiedono l’elemosina, risciò e tuk tuk sfrecciano tra un traffico letteralmente impazzito e paralizzato. Non si sono i colori sgargianti del Rajasthan, nè le scimmie che saltano tra i cornicioni dei palazzi della città rosa di Jaipur, pronte a carpire qualche frutto o seme lasciato incustodito dallo sprovveduto mercante.
Il Kerala è piuttosto la terra delle noci di cocco, come si evince dal suo stesso nome (Kera=noce e Alam=luogo), è la ‘terra degli Dei’, donata, secondo la mitologia indiana, dall’onnipotente Shiva alla dea guerriera Bhadrakali dopo avere sconfitto un terribile demone. E’ una terra dove la natura offre uno degli scenari più accattivanti, un paradiso tropicale ricco di acqua, vegetazione rigogliosa e caldo sole durante tutto l’anno!
Il Kerala è soprattutto la terra dello Ayurveda e dello Yoga. Qui la loro pratica è parte dell’ambiente, del paesaggio, della cultura, della gente che incontri. Finisce per avere il sopravvento su ogni cosa ed il viaggio diventa un incontro con la natura ed il benessere (ma bisogna stare attenti a saper scegliere, a consigliarsi con un accreditato medico ayurvedico per la più adeguata terapia, per non cadere nel semplice, anche se bello ed efficace, massaggio ayurvedico “turistico”). La località di Varkala, sparsa di spiagge bianche orlate di palme, in buona parte poco affollate, è senza dubbio il centro più famoso per il culto dell’ Ayurveda e dello Yoga. Mi piace incontrare per strada tantissimi yogi, seduti sulla spiaggia o su un costone roccioso aspettando il tramonto per il ‘saluto al sole’, di tutte le età e di tutte le nazionalità, biondissimi nordici o con i lunghi capelli scuri trattenuti da uno chignon e con un sari colorato avvolto intorno al ventre! Questo è il … Kerala!
Cochin (Kochi) è il nostro porto di ingresso in Kerala, dove arriviamo con un comodo volo notturno dall’italia, con scalo a Doha. La città è uno dei principali porti marittimi dell’India e riflette, sia architettonicamente sia nella pratica del culto religioso, le influenze delle tante culture chi vi si sono insediate nei secoli con le varie ondate migratorie, a cominciare da quella portoghese con la grande colonizzazione della regione che iniziò nel 1503. Arabi, ebrei, olandesi, cinesi ed infine gli inglesi hanno lasciato traccia del loro passaggio; non è difficile pertanto trovare, a breve distanza l’uno dall’altro, grandi chiese cristiane accanto a templi induisti, vecchie sinagoghe e moschee con il muezzin che chiama alla preghiera i suoi fedeli.
Così scrive Pier Paolo Pasolini, in India con Moravia ed Elsa Morante nel 1961: “a Cochin, che è un porto stupendo, alla cui imboccatura, tra pacifiche lagune, si allungano delle isole che sembrano il Paradiso Terrestre, non si ha molto l’impressione di essere in India: la gran dolcezza indiana è un po’ meno incombente, e così la sporcizia. C’è una grande percentuale di cattolici antichi e nuovi, molti mussulmani: e gli indù si sono un po’ incalliti ai lunghi contatti. Ogni giorno arrivano due o tre navi, e ne sbarcano marinai di tutte le nazioni”. A noi Cochin si presenta meno caotica di altre metropoli indiane, più piccola e raccolta, probabilmente perché restiamo “ovattati” nell’ambito del suo centro storico. Fort Kochi, nella parte settentrionale della città, è sicuramente il luogo di maggiore attrazione, sia dal punto di vista architettonico che per l’ambiente cosmopolita. Da non perdere l’animato mercato mattutino del pesce, con le lunghe e grandi barche che vengono issate a riva e scaricano il pescato della notte e. soprattutto, il lungomare con le spettacolari grandi reti cinesi sospese nell’aria (‘cheenavala’). Questo particolare sistema di pesca è tutt’oggi praticato così come tramandato da secoli e si tratta delle uniche reti di questo tipo fuori dal territorio della Cina, a testimonianza della presenza cinese nel passato della città.
Il tradizionale spettacolo teatrale del “Kathakali”, originario del Kerala, inizia con la fase del trucco degli attori/personaggi (solo maschi, anche se interpretano ruoli femminili). Si ispira a racconti epici indiani ed è sostanzialmente una pantomima eseguita con maschere tradizionali, accompagnata dal suono di percussioni
Da Cochin iniziamo la discesa lungo la costa sud del Kerala, un percorso all’insegna di spiagge sabbiose ornate da palme e dei trattamenti ayurvedici tipici della zona. La prima tappa dell’itinerario, in effetti, prevede una deviazione verso l’interno, alla località di Thekkady, nel Parco Nazionale di Periyar, luogo di attrazione turistica dal punto di vista naturalistico, ricco di biodiversità, con foreste, punti panoramici, laghi, cascate e piantagioni di spezie. Rimaniamo un po’ delusi dal safari mattutino che prospettava l’incontro con elefanti, rettili, volatili ed altra selvaggina (il parco viene pubblicizzato come “riserva delle tigri”). Ci consoliamo invece con il primo approccio al massaggio ayurvedico (da 1 ora e mezza a 2 ore di massaggio rigenerante), che ripeteremo giornalmente nelle varie località, spesso preceduto da un opportuno consulto con un dottore ayurvedico del posto.
Ci reimmettiamo nella stradale costiera, con nuova tappa a Marirukulam, in un decoroso resort sulla spiaggia bianca che si estende letteralmente a perdita d’occhio. La temperatura dell’acqua del mare è caldissima ed è impossibile resistere, per chi decide di non andare a fare i massaggi, alla tentazione di un bagno pomeridiano con la palla rossa che tramonta all’orizzonte. Che peccato però vedere la spiaggia di sabbia bianchissima disseminata di tanta plastica riversata dalle onde, così come, sotto le grandi palme che ombreggiano e delimitano il litorale, grandi cumuli di spazzatura e plastica lasciata lì ad essiccare!
Ci fermiamo appena una notte. All’alba del giorno seguente di nuovo in viaggio per una delle destinazioni “imperdibili” del tour, la mini crociera tra la grande rete di canali e le lussureggianti lagune interne - le famose “Backwaters” - che si estendono per centinaia e centinaia di chilometri lungo la costa del Kerala. Il punto di imbarco è la località di Aleppey (circa 60 km a sud di Cochin), dove ci attendono le due houseboat prenotate. Queste mini-crociere (raccomandato passare 1 notte a bordo) sono un ‘must’ proposto in tutti i viaggi in Kerala; il National Geograpich le indica come tra le più affascinanti esperienze di ‘navigazione su corsi d’acqua’. Sono molte centinaia le tipiche imbarcazioni che vengono noleggiate per questo tipo di tour, trasformate in vere e proprie case galleggianti (“kettuvallam”), discretamente confortevoli, lunghe mediamente una ventina/trentina di metri, con 4 o più camere in legno e ricoperte di canna di bambù, una cucina a poppa ed una zona soggiorno open a prua. Scivoliamo lentamente lungo la intricata rete di canali immersi in una natura rigogliosa, tra verdi campi di riso ed il pullulare di vita che si svolge nei tantissimi piccoli villaggi fluviali.
E’ l’ultimo giorno dell’anno! e la prospettiva di passarlo qui, lontano da torroni, cenoni senza fine, panettoni margarina e cottillons è già per me una vittoria, anche se – ad onore del vero – da buoni italiani avevamo pensato ciascuno di portare un dolce o qualcosa di tipico dalla nostra Italia per questa serata speciale. Poi, il giorno prima, ci eravamo pure fermati in uno di quei sordidi spacci autorizzati per la vendita di alcool, facendo scorta di birre, bottiglie di vino (non ne vale la pena, sono carissime e la qualità lascia a desiderare) e qualche bottiglia surrogato di spumante. Per il resto, la qualità del cibo a bordo si preannuncia ottima, con lo chef che ci serve il pranzo a base di pesce e pollo, sempre speziatissimo, rivelatosi tra i migliori che abbiamo sin qui gustato durante il tour. Accostiamo a riva, dove si svolge una sorta di compravendita di pesce, e decidiamo di “integrare” il nostro cenone acquistando, sotto la supervisione del nostro cuoco/chef/cameriere e dopo l’immancabile estenuante contrattazione, una gran quantità di gamberoni “tigre” (specialità del luogo) e di granchi d’acqua dolce che vengono subito portati in cambusa per la preparazione serale. Fa un caldo afoso tremendo; è impossibile riposare nelle camere dotate di ventilatore a pala e di aria condizionata, quest’ultima però disponibile solo a partire dalle ore serali per consentire un discreto riposo durante la notte. La navigazione si svolge tra scenari incantevoli immersi nel verde ed il corso d’acqua è un via vai di kettuvallam e di piccole imbarcazioni per il traffico locale. Ci viene proposto un piccolo tour “fuori quota”, a bordo di robuste canoe guidate da pescatori locali, per una escursione nei canali più interni che sono dei veri e propri villaggi galleggianti. Trasbordiamo temporanemanete in queste piccole barche, girovagando per i canali tra risaie verdissime ed il cielo che si tinge di rosso al tramonto!
VARKALA
Varkala è la località balneare più famosa del Kerala, adagiata su una scogliera che si intercala tra spiagge lunghissime orlate di palma, Vi giungiamo dopo oltre 3 ore di bus, nonostante la distanza sia relativamente breve, a causa del traffico lento e caotico che è tipico di tutto il paese, dopo una breve sosta all’ Ashram di Amma, dove alcune del gruppo si fermeranno l’intera giornata per ricevere il famoso abbraccio della grande leader religiosa. Il posto è intriso di spiritualità ed è un grande centro riconosciuto internazionalmente, dall’atmosfera cosmopolita e multireligiosa, frequentatissimo giornalmente da devoti e bisognosi di assistenza, dove Amma espleta la sua azione di compassione, assistenza e beneficienza. A Varkala ci fermiamo ben quattro giorni, tutti all’insegna del mare e, soprattutto, dei trattamenti ayurvedici, scegliendo tra i tantissimi centri di benessere diffusi capillarmente su tutta la zona. Varkala è la culla della medicina ayurvedica (e yoga), è il luogo dove queste discipline vecchie di oltre 5000 anni sono praticate con assoluta dedizione e competenza, con conoscenze e tecniche tramandate da generazione in generazione. Restiamo affascinati dai massaggi ayurvedici, da quelli rilassanti e antistress, a quelli finalizzati ai problemi articolari e muscolari, a quelli praticati con i tamponi caldi pieni di erbe medicinali, allo chakra (che tocca i principali centri energetici del corpo), a quello famoso dello sirodhara, dove da una bacinella di rame sospesa sopra la testa si fa scivolare un filo costante di olio tiepido sulla fronte per almeno mezz’ora, contribuendo a calmare le ansie, le tensioni, le emicranie ed utile pure per l’insonnia. I centri e le “cliniche” ayurvediche, presenti come funghi su tutto il territorio, sono di certo diventate un affare turistico che contribuisce non poco all’economia della zona, ma d’altra parte bisogna dare atto della efficacia di questi massaggi, a mio avviso in assoluto tra i migliori praticabili. Forse è opportuno distinguere invece tra massaggi ayurvedici per così dire generici (quelli cui il semplice turista/viaggiatore si accosta per la ricerca di benessere legato al rilassamento o eliminazione di tossine) e massaggi ayurvedici terapeutici, ossia mirati alla risoluzione di un particolare problema. Per questi ultimi è indispensabile rivolgersi ad un medico ayurvedico locale di cui i principali centri benessere sono dotati (il consulto è generalmente gratuito e compreso nei costi dei trattamenti ayurvedici concordati).
testi, foto e video by SANTI
Alcuni cennu sull' AYURVEDA
L’Ayurveda è un sistema di medicina naturale che si basa su un sapere millenario, tramandatosi in India da oltre 5000 anni. Si occupa del benessere della persona nel suo complesso, inteso sia come benessere fisico che psichico-spirituale. Sotto questo aspetto può essere inteso, oltre che un sistema curativo, come una vera e propria filosofia di vita, in cui gli aspetti fisici del corpo vanno comunque sempre relazionati con la mente e lo spirito ed in cui l’uomo va visto integrato anche con l’universo che lo circonda. Secondo l’Ayurveda, l’intero universo è composto da cinque elementi fondamentali che si combinano tra di loro: terra, acqua, fuoco, aria ed etere (spazio dell’universo). Ognuno di questi cinque elementi è presente e si combina anche nel singolo essere umano. Secondo la concezione ayurvedica, la salute dell’individuo è la risultanza di equilibri interni tra le componenti fisiologiche e mentali che lo compongono. L’essere umano è pervaso tra 3 energie vitali, i cosiddeti “dosha”, dal cui giusto grado e rapporto discende la salute della persona:
Kapha : composto da acqua e terra, rappresenta la struttura del corpo. Presiede alla crescita cellulare e dei tessuti;
Pitta: composto da acqua e fuoco, rappresenta il processo di trasformazione ed è legato al processo di metabolismo, digestione e produzione di energia;
Vata: composto da spazio e aria, rappresenta il movimento e quindi legato a tutto ciò che nel corpo è movimento: sistema nervoso, respirazione, circolazione …
Ogni individuo ha un proprio “dosha” caratterizzante, ma l’equilibrio (e quindi la salute/benessere) si raggiunge allorchè si instaura un giusto rapporto tra queste energie vitali. Il rimedio ayurvedico sta appunto nell’individuare e riequilibrare i dosha in eccesso o predominanti, ricorrendo a terapie di purificazione, erbee e trattamenti medicinali e massaggi, finalizzati sia alla eliminazione delle tossine che a facilitare la “corretta circolazione delle varie energie”